Alessandro Aldrovandi: l’ambasciatore del Made in Italy per la pasta fresca
Il Made in Italy è un brand che ci viene invidiato e copiato in tutto il mondo. Dalla pasta fresca, alla moda, dal vino alla cultura.
Dai, diciamolo, hanno provato ovunque ad emulare le nostre lasagne ma ancora con scarso successo… perchè ancora non hanno avuto come insegnante Alessandro Aldrovandi!
In giro per il mondo ad insegnare l’arte della pasta fresca
Da Tel Aviv a Johannesburg, dalla Jamaica al Messico il Made in Italy per la pasta fresca e la pasta ripiena ha il volto, la simpatia e la spontaneità di Alessandro Aldrovandi.
Dopo aver frequentato un triennio al professionale di Carpi, Alessandro inizia a fare le stagioni assieme al suo maestro di pasticceria.
A Cannes lavora sullo yacht di uno sceicco ed ha l’occasione di imparare a fare la sfoglia da una signora bolognese, ed è stato amore a prima vista!!!
Quando rientra in Italia acquista il laboratorio dove inserisce anche cinque sfogline che tirano la pasta.
Oggi Alessandro è considerato un Mastro Pastaio per l’esperienza più che trentennale nel settore della pasta fresca.
Ormai da vent’anni Alessandro gira il mondo per insegnare i segreti della pasta fresca e della pasta ripiena a persone che vogliono aprire negozi o impiantare una linea di produzione, o a ristoratori che vogliono specializzarsi nel settore della pasta fresca all’uovo e ripiena.
Potrebbe sembrare un controsenso ma, oggi più che mai, nonostante la situazione che stiamo vivendo, Alessandro viene chiamato come talent scout per identificare persone che si occupino della produzione di pasta fresca in resort di lusso.
Alessandro Aldrovandi e la tradizione
Non è per merito mio che sono arrivata al Alessandro Aldrovandi ma grazie a Giovanna del blog emilianaperpassione che ha voluto condividere con me il piacere di un incontro con il nostro mastro pastaio.
Quello che mi ha stupito di Alessandro è l’entusiasmo, la passione che ancora prova per il suo mestiere che si fonda sul creare un prodotto incredibile partendo da tre ingredienti: la farina, le uova e l’aria.
Alessandro ci ha fatto diventare parte del suo mondo, della sua bottega “La Casareccia”, a Suzzara, da subito. Quando entri, la prima cosa che ti colpisce sono i mattarelli appesi al muro in una rastrelliera.
Non sono tutti suoi, quello a cui lui è più legato è quello in ciliegio che è della sua nonna, lo riconosci subito perchè il legno è più rossiccio e fa scivolare meno le mani mentre tiri la sfoglia.
Gli altri mattarelli sono stati portati lì da amici e clienti che li avevano in casa e che, piuttosto di lasciarli inattivi, li preferiscono in compagnia di altri mattarelli, sicuri che verranno utilizzati e che si sentiranno a loro agio.
Ma non sono gli unici elementi che mi hanno fatto sentire come in una cucina di casa. Alessandro, da ottimo ospite ci offre un caffè, rigorosamente fatto con la moka.
Nulla di strano, penserai, ma ciò che mi ha colpito sono le tazzine con i nomi della madre e del padre che per primi hanno iniziato con il forno nel quale ancora lavora il fratello di Alessandro.
Per potersi proiettare verso il futuro è fondamentale saper bene da dove si viene e da dove si è partiti. Diversi dettagli a “La Casareccia” dimostrano che Alessandro ce l’ha sempre ben presente.
Questo è il segreto di Alessandro: impastare, assieme alla farina, tradizioni, valori che danno un sapore unico al prodotto finale!
“La Casareccia”: il palco su cui si svolge lo spettacolo della pasta fresca
Sai che Alessandro e i suoi collaboratori impastano qualcosa come 20 qt di farina ogni anno?
La sfoglia si trasforma in in diversi formati, dai quadrettini ai maltagliati, dalle tagliatelle per il brodo a quelle da fare asciutte.
Queste quantità mi hanno stupito soprattutto se le immagino prodotte in un laboratorio di tre stanze, ma la cosa profuma ancora di più di cucina, di casa, di prodotto di qualità insuperabile, di tecnica ma non senza la tradizione.
I cavalli di battaglia di Alessandro sono i tortelli ripieni di ricotta e spinaci, tortelli di zucca e, secondo la stagione, tortelli ai porcini o al tartufo.
Un dato che mi ha stupito è che solo il 30% della clientela è di Suzzara mentre il restante 70% viene da fuori.
Che bello pensare che chi passa da Suzzara per lavoro porti a casa un prodotto di qualità e dal sapore unico che condividerà con la propria famiglia.
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